Si fa educazione fisica, si dirà. Certo, ma la cesura tra la costruzione di competenze culturali e la consapevolezza corporea non è mai messa in discussione. Gli insegnanti, molti, moltissimi, imparano “sul campo” a leggere la postura e la mimica dei propri alunni, ma, pi, non sanno che fare. E inoltre non sono consapevoli della propria postura e della propria mimica. Non possono, senza una formazione specifica. Nel mondo occidentale tutta l’ impalcatura delle conoscenze è costruita sulla divisione/opposizione mente-corpo, o anima-corpo. E questa idea è così profondamente radicata in noi che se un docente di matematica si muovesse in aula come un attore, con tutta probabilità gli si darebbe del matto. Così è “normale” la compostezza mentre il movimento è quasi sempre letto come un’infrazione, un’uscita dai binari. E’ normale la richiesta (diciamoci la verità, innaturale) di stare seduti e preferibilmente zitti per cinque o sei ore a ragazzi dai 10 ai 18 anni. Certo, alcuni apprendimenti richiedono un tipo di concentrazione mentale che è più facile ottenere stando seduti. Ma altri no. E perché non utilizzare regolarmente attività teatrali, perché non incrociare lo studio della musica e della danza con quelli delle altre arti? E tuttavia non si tratta di aggiungere attività diverse a quelle già esistenti. Si tratta di impostare la formazione su principi nuovi, mettendo al centro lo sviluppo della persona, così da ritrovare la centralità del “Soma”. Noi non “abbiamo” un corpo, noi siamo il nostro corpo: ogni ferita emotiva lascia in noi un segno fisico e ogni ferita fisica ne lascia uno emotivo. Come imparare, e insegnare, a rispettare l’essere umano, come imparare, e insegnare, a farlo crescere e sviluppare se la sua stessa essenza, il “soma” è normalmente oggetto di censura?
Della censura del corpo a scuola

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